LA STORIA DI EZRA: BAMBINO AUTISTICO, RACCONTATO DALLA SUA MAMMA
Il CBD in alte percentuali potrebbe aiutare le persone affette da disturbi dello spettro autistico: diversi studi ne confermano l’utilità. Una testimonianza importante e’ la storia di Joann Fouquette, mamma di un bambino autistico. Joann Fouquette iniziò a notare strani comportamenti del figlio Ezra a 17 mesi. Il bambino si copriva le orecchie, sbatteva la testa sul pavimento, all’improvviso smise anche di parlare. La donna decise cosi’ di portarlo da uno specialista. La diagnosi, dopo 5 mesi di indagini, fu di drammatica: ’disturbo dello spettro autistico’. Per la famiglia fu una diagnosi devastante.
Molti genitori considerano questa diagnosi alla stregua della perdita di un figlio: si perde l’idea che si ha di lui, le speranze di vita, di un grande futuro sereno: tutto cancellato. Joann decise di provare qualsiasi terapia possibile, dai rimedi omeopatici fino alle diete senza glutine, senza caseina e senza latticini. Pero’ il figlio inizio’ a diventare più aggressivo, i farmaci psicotropi, usati anche nei casi di schizofrenia o bipolarismo, sembravano l’unica soluzione. La mamma, all’inizio, non voleva provarli, a causa dei tanti effetti collaterali, ma il bimbo diventava sempre piu’ violento anche con Lei, cosi’ decise di utilizzarli.
Un giorno, però, si presentò un’opzione alternativa: un trial clinico realizzato dal Center for Medicinal Cannabis Research della University California – San Diego per studiare i possibili effetti positivi del CBD sui bambini affetti da autismo. Erano gia’ state effettuate sperimentazioni, con effetti benefici, su bambini con epilessia: il CBD aveva avuto effetti positivi su questa patologia. La mamma penso’ cosi’ che quel prodotto naturale potesse aiutare anche suo figlio, senza rilevanti effetti collaterali. La mamma iscrisse il figlio Ezra, di ormai 9 anni, al trial clinico: ‘ CBD e bambini affetti da autismo ‘, presso l’università della California – San Diego
lo studio, fucondotto con l’affiancamento di un gruppo di controllo, al quale venne somministrato un placebo, sottocontrollo della Dottoressa Doris Trauner, neurologa pediatrica e professoressa di neuroscienze e pediatria presso l’Università della California – San Diego. La dottoressa affermo’ che in casi di persone affette da autismo, c’erano alcune differenze nella chimica del cervello: c’erano alcuni cambiamenti nei sistemi di neurotrasmettitori, sia nel sistema della dopamina che nel sistema della serotonina, che potevano contribuire ad alcuni dei sintomi.
La Dottoressa confermò che la seratonina regolava l’umore e aveva un grande effetto sullo sviluppo precoce del cervello, mentre la dopamina era legata al ‘sistema di ricompensa’. Diversi studi avevano confermato che livelli di dopamina troppo bassi o troppo alti nei bambini con autismo, potevano causare il malfunzionamento di alcune aree del cervello, con conseguenti livelli elevati di comportamenti ripetitivi e livelli ridotti di interazione sociale. Il CBD, tra i tanti benefici, aveva effetti positivi sul sistema della serotonina, aumentandone la disponibilità e questo poteva aiutare, in particolare, le interazioni sociali. I risultati furono evidenti fin da subito.
La Dottoressa Doris Trauner ammise, anche, che il comportamento aggressivo quotidiano dei bambini autistici, con l’uso del CBD, era sparito, i bambini che avevano comportamenti autolesionistici erano migliorati, tanto che le ferite sui loro polsi stavano guarendo ed era migliorata la socializzazione. Lo studio, quindi, offri’ nuove speranze ai genitori, erano, pero’, necessari ulteriori approfondimenti, soprattutto per i dosaggi e le frequenze delle somministrazioni.
La vita di Ezra durante e dopo lo studio
Durante il trial clinico, a fasi alterne, Ezra aveva ricevuto sia il placebo che il CBD e si erano notati dei notevoli miglioramenti. Il bambino, che nel frattempo aveva smesso di parlare, aveva ritrovato la sua voce, mentre era a casa, sdraiato sul pavimento, avvolto in una coperta, inizio’ a cantare: Ezra era la prima volta che cantava !! Dopo aver terminato lo studio, Ezra non aveva piu’ mostrato aggressività e aveva continuato a comunicare. La mamma dopo questo positivo cambiamento era in grado di comunicare con lui. Il bimbo era felice, non era più aggressivo, cantava spesso. Joann, dopo il trial, affermo’ che se anche il trial clinico non era la cura definitiva, aveva offerto al figlio la capacità di parlare, la capacità di comunicare di più e gli aveva tolto l’aggressività, rendendogli più facile la vita, più facile per lui essere se stesso. Oggi Ezra ha 12 anni.